
In Italia l’amianto continua a fare vittime e a minacciare la salute pubblica, nel silenzio mediatico. Nonostante la messa al bando del materiale cancerogeno risalga al 1992, si stimano ancora oltre 40 milioni di metri quadrati di coperture in eternit sul territorio nazionale, spesso in edifici scolastici, ospedali e strutture pubbliche.
E’ inaudibile apprendere che ogni anno oltre 1.500 persone muoiono di mesotelioma, un tumore strettamente legato all’esposizione all’amianto. Commenta Gabriella Caramanica, segretario nazionale del partito politico REA, spiegando che “mancano piani nazionali vincolanti di bonifica, risorse adeguate e una cabina di regia governativa. La mappatura dei siti contaminati è incompleta in molte regioni e le istituzioni locali non intervengono. Il risultato è: discariche abusive all’aperto, alcune sotto sequestro, lasciate per anni allo stato di abbandono sotto alle intemperie con conseguenze disastrose su ambiente e salute dei cittadini”.
Un tema sempre più che attuale tanto che lo stesso Comune di Genova ha appena disposto la chiusura della spiaggia di Priaruggia dal 9 maggio per accertamenti ambientali, dopo che Arpal ha rilevato frammenti di onduline contenenti amianto friabile, altamente pericoloso per la salute. È la seconda volta in un anno che la spiaggia viene interdetta per lo stesso motivo, a conferma di una bonifica inefficace e dell’assenza di prevenzione.
Inoltre, recentemente una sentenza del Tribunale del Lavoro di Napoli ha condannato l’INPS a riconoscere i benefici amianto ad un ex saldatore che ha lavorato per 12 anni alla Gecom SpA di Pozzuoli. L’uomo, oggi 70enne, ha contratto gravi patologie asbesto-correlate dopo anni di lavoro in ambienti contaminati, privi di protezioni. L’INPS aveva rigettato la richiesta di riconoscimento contributivo, nonostante la certificazione INAIL. Il ricorso, avviato dall’Osservatorio Nazionale Amianto, ha ottenuto giustizia, ma resta l’emblema di una lotta che troppi lavoratori devono affrontare da soli.
Chiediamo l’istituzione immediata di un fondo nazionale per la bonifica e la pubblicazione obbligatoria dei siti contaminati. Non possiamo più tollerare ritardi istituzionali mentre l’amianto continua a uccidere. Il Governo anziché pensare ad un aumento del pil per la difesa, deve dare un’accelerazione agli interventi su scala nazionale e dare garanzie ai suoi cittadini. Conclude il segretario nazionale REA.