
Ci chiediamo a quale battaglia si riferisca l’On. Michela Vittoria Brambilla annunciando di aver aperto le porte per rendere accessibile il farmaco Remdesivir con il quale sconfiggere la peritonite infettiva felina (FIP). Commenta Gabriella Caramanica, segretario nazionale del partito politico REA.
Alla luce delle recenti vicende che l’hanno coinvolta, l’Onorevole ha purtroppo perso credibilità. Gli evidenti conflitti d’interesse che la riguardano, uniti agli interessi delle case farmaceutiche, non possono che far sorgere legittimi dubbi su un simile annuncio.
Innanzitutto è doveroso ricordare all’On. Brambilla che un farmaco salvavita per i gatti affetti di FIP, già utilizzato con ottimi risultati, non è il Remdesivir bensì il Mutian o più precisamente il GS-441524, disponibile principalmente negli Stati Uniti e in Cina a costi altissimi. Negli ultimi anni, moltissimi cittadini italiani e volontari si sono trovati a dover affrontare spese proibitive pur di salvare la vita ai propri gatti, spesso agendo in una zona grigia dal punto di vista normativo.
Non stupisce, quindi, che in un Paese dove si contano oltre 9 milioni di gatti domestici, il giro d’affari intorno a questi trattamenti sia enorme — un dato che la stessa Brambilla ha voluto sottolineare nel suo post pubblico.
Ma cosa c’entra il Remdesivir? Questo farmaco è noto per essere stato impiegato durante la pandemia di Covid-19, tra numerose controversie. In diversi stati degli USA è stato persino vietato a causa di effetti avversi gravi e sospetti decessi. In Italia, il suo utilizzo durante l’emergenza sanitaria ha sollevato critiche, anche in merito agli interessi economici che hanno ruotato attorno alla sua distribuzione, con personaggi come il prof. Burioni citati tra i principali promotori.
Considerando l’interrogazione parlamentare lo scorso febbraio 2025 in cui ANMVI chiedeva che fosse sperimentato il Remdevisir -usato dal 2021 nel Regno Unito- ci chiediamo se l’attuale spinta verso il Remdesivir per uso veterinario non sia in realtà un modo per smaltire le scorte accumulate durante la pandemia, magari frutto di accordi poco trasparenti tra governo e case farmaceutiche. Di quale vittoria sta parlando l’On. Brambilla? E soprattutto, in quanto rappresentante delle istituzioni non possiamo tollerare che ad un annuncio ufficiale, la Brambilla citando le associazioni, abbia solo nominato la propria nel suo post pubblico, condiviso sui social.
Altro che #fatticoncreti. Dovremmo piuttosto pensare a ridurre i costi dei farmaci per uso veterinario e soprattutto vigilare su questi farmaci e garantire trasparenza sulle sperimentazioni, impedendo di sfruttare l’amore e la disperazione dei cittadini verso i propri animali per coprire operazioni di marketing o interessi di lobby. Conclude Caramanica.
Link, febbraio 2025: FIP, interrogazione al Ministro per regolamentare la cura