
Il recente annuncio del Decreto legge “Terra dei Fuochi” da parte del Consiglio dei Ministri è stato presentato come un’importante vittoria del Governo, ma la realtà è più complessa. Se da un lato l’inasprimento delle pene per i reati ambientali e lo stanziamento di nuove risorse sono misure positive, dall’altro non possiamo ignorare che questo decreto recepisce, con quasi un anno di ritardo, la Direttiva Europea 2024/1203 sulla tutela penale dell’ambiente, a cui tutti gli stati membri devono adeguarsi entro maggio 2026. Commenta Gabriella Caramanica, Segretario nazionale del partito politico REA.
Il provvedimento introduce, come auspicato, misure più severe per contrastare il traffico illecito di rifiuti e tutelare la salute pubblica. L’introduzione dell’arresto anche in flagranza differita per reati gravi come il disastro ambientale e il rafforzamento delle sanzioni per l’abbandono di rifiuti rappresentano solo passi avanti significativi.
Tuttavia – sottolinea Caramanica- lo stanziamento di 15 milioni di euro per le bonifiche è considerato insufficiente rispetto all’entità del problema. Questo ammontare appare sproporzionato, soprattutto se si pensa ai ritardi cronici che l’Italia ha accumulato nella bonifica dei siti contaminati, come testimoniato anche dal contenzioso con l’UE per 44 discariche.
Come ribadito da REA negli ultimi anni e recentemente evidenziato dalla stessa CGIL- rilancia il Segretario nazionale REA- non esiste ancora una strategia nazionale efficace e integrata per le bonifiche, che non si limiti ai siti d’interesse ma includa anche quelli militari. Manca, inoltre, un piano di prevenzione mirato, specialmente nelle regioni e province dove il fenomeno dei rifiuti illegali è più radicato.
Il decreto è un passo nella giusta direzione, ma il Governo dovrebbe mostrare una maggiore onestà intellettuale, riconoscendo che si tratta di un adempimento europeo e che le risorse stanziate, pur necessarie, sono solo l’inizio di un percorso ben più lungo e impegnativo. Conclude Caramanica.
Approfondimenti: